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fini: "No a maxiemendamenti del governo" "Il taglio dell'Irap e dell'Irpef e la cedolare sugli affitti sono fuori dalla Finanziaria" Il relatore della legge di bilancio: "Interverremo su misure di sviluppo, per il welfare e per gli enti locali. Brunetta attacca Tremonti "Io sono un economista, lui no" Il ministro della Pubblica amministrazione: "Io sono più rigorista di lui, ma nel rigore si può fare lo sviluppo" Consumi in caduta, prezzi no. 2009-10-25 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-11-25 fini: "No a maxiemendamenti del governo" "Il taglio dell'Irap e dell'Irpef e la cedolare sugli affitti sono fuori dalla Finanziaria" Il relatore della legge di bilancio: "Interverremo su misure di sviluppo, per il welfare e per gli enti locali. * NOTIZIE CORRELATE * Fini: "Riforme possibili in poche settimane" (25 novembre 2009) Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Ansa) Il presidente della Camera, Gianfranco Fini (Ansa) ROMA - Niente tagli alle imposte. Il taglio dell'Irap o dell'Irpef (al di là del taglio dell'acconto che il governo ha fatto con il decreto legge ad hoc) così come la cedolare secca sugli affitti "sono fuori dalla Finanziaria": lo afferma il relatore al provvedimento alla Camera Massimo Corsaro, rispondendo ai cronisti in Transatlantico. "Interverremo su misure di sviluppo, per il welfare e per gli enti locali. Per ora - spiega - preferiamo interventi di struttura a interventi mirati". Per quanto riguarda le misure sull'Irap, l'Irpef e gli affitti però, sottolinea, "non escludiamo che possano essere oggetto di un nuovo dibattito nel 2010". LE MISURE IN CANTIERE - Nella riunione della Consulta economica del Pdl, ha spiegato Corsaro, è stata fatta una "valutazione generale sulla situazione economica", stimando "una somma dallo scudo intorno ai quattro miliardi", disponibili come risorse per ulteriori interventi da inserire in Finanziaria. "Alcune misure - ha spiegato - non richiederanno fondi, ma altre comporteranno impegni di spesa". Sul versante del welfare le misure che il Pdl intende presentare sono "il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e interventi di spesa sociale come il Fondo per le autosufficienze"; a questi si aggiungeranno "finanziamenti ulteriori per il turn over delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e del comparto sicurezza". Ci saranno poi "finanziamenti per la giustizia" (in parte già coperti dalla prevista vendita dei beni confiscati alla mafia). Sul versante dello sviluppo si punta ad "aumentare il fondo di garanzia per le Pmi, soprattutto con attenzione alla capacità innovativa delle imprese" e "a un supporto per scuola e Università". Infine, "si studia la possibilità di allargare il laccio intorno agli Enti locali, sia sul vincolo del patto di stabilità sia sui rimborsi per il mancato gettito Ici". Corsaro ha rilevato che "si sono preferiti interventi più di struttura che mirati", come le misure discusse a Palazzo Madama. "Abbiamo trattato anche i temi del Senato" ma, ha aggiunto Corsaro, "abbiamo deciso di far prevalere questa linea, non escludendo" che queste proposte (taglio Irap, cedolare secca sugli affitti, eventuali interventi Irpef per le famiglie) possano essere affrontate nel 2010 "se la situazione dei conti pubblici sarà più rosea, anche tenendo conto dei capitali che saranno rientrati grazie allo scudo". Questo comunque avverrà "finito il percorso della Finanziaria". È infine "molto probabile" che la Banca del Sud sia proposta come emendamento alla Finanziaria. FINI - Il contenuto della Finanziaria aveva provocato in precedenza un intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini che aveva spiegato: "Una cosa potrebbe mettere il presidente della Camera in grave difficoltà, se il voto di fiducia alla finanziaria venisse chiesto non su un testo che esce dalla commissione, bensì su un maxi emendamento del governo. Il maxi emendamento potrebbe anche essere fatto di concerto con la maggioranza, ma poi metterebbe il Parlamento in condizione di non poter intervenire su quel testo". "FIDUCIE DIVERSE" - "Non tutte le fiducie hanno lo stesso impatto politico" aveva aggiunto Fini, spiegando che "un conto è mettere la fiducia su un testo uscito da una commissione, un conto è se viene messa su un testo che esce dal Consiglio dei ministri o dall'altra ramo del Parlamento". Il problema, aggiungeva Fini, "non è da un punto di vista della legittimità della richiesta del voto di fiducia, ma da un punto di vista politico e del rapporto tra Parlamento e governo". IL PRESIDENZIALISMO - Fini era tornato anche ad affrontare il tema delle riforme e dell'assetto istituzionale, già oggetto dell'intervento del presidente della Camera di martedì nella Sala Buzzati del Corriere. "Non è corretto dire che il presidenzialismo strisciante è un fenomeno degli ultimi tempi - aveva detto -, anche se ora è più evidente per alcune decisioni prese", tuttavia pur "non considerando un fatto negativo il rafforzamento del potere esecutivo, così com'è oggi la situazione è un lusso che non possiamo permetterci". Il numero uno di Montecitorio riteneva necessario "un ragionamento complessivo per trovare il bandolo della matassa", sottolineando il fatto che "a fronte di una modifica sostanziale dei rapporti tra potere esecutivo e potere legislativo oggi difettiamo di una modifica costituzionale che è più che mai attuale". "NIENTE SCORCIATOIE" - Le riforme istituzionali, aveva poi sottolineato, vanno fatte "senza prendere scorciatoie". "Io non credo, come qualcuno auspica, che si dovrebbe prendere una scorciatoia, partendo dai regolamenti parlamentari, che sono l'ultimo anello di una catena - aveva detto Fini -. Non vedo perchè invertire l'ordine delle cose, va bene aggiornare i regolamenti parlamentari, ma solo dopo aver affrontato le questioni come il rapporto tra il potere esecutivo e quello legislativo".
25 novembre 2009
POI LA NOTA: "È professore di scienza delle finanze e di diritto finanziario, QUINDI GIURISTA" Brunetta attacca Tremonti "Io sono un economista, lui no" Il ministro della Pubblica amministrazione: "Io sono più rigorista di lui, ma nel rigore si può fare lo sviluppo" MILANO - La partita su tagli e rigore tra Tremonti e Brunetta è tuttaltro che chiusa. Prova ne è l'ultimo affondo del ministro della Pubblica amministrazione sul collega titolare del Tesoro. "Io sono più rigorista di Tremonti, ma nel rigore si può fare lo sviluppo: io queste cose le conosco bene perché io sono un economista, Tremonti non è un economista" è l'accusa di Brunetta, che torna così a polemizzare col ministro dell'Economia. "Sarà bene discutere già nel Consiglio dei ministri di venerdì" del "cambio di passo" verso lo sviluppo "richiesto anche dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia" ha aggiunto Brunetta. "Nessun attacco, nessuna polemica" ha però precisato in un secondo momento il minsitro della Pubblica amministrazione attraverso una nota. "Io sono professore ordinario di politica economica e finanziaria, il ministro Giulio Tremonti è invece professore ordinario di scienza delle finanze e di diritto finanziario. Il primo è quindi un economista, mentre il secondo è un giurista". "GLI STRANAMORE SONO ALTRI" - Illustrando una nuova iniziativa per ridurre il peso della burocrazia, il ministro della Pa è tornato comunque sui temi che lo dividono da Tremonti: "Ci sono molte riforme che non costano, ma fanno risparmiare. Questo è un ministero - ha aggiunto - che non chiede soldi alla Finanziaria: sono altri gli Stranamore". Il riferimento, esplicito, è al richiamo di Tremonti che martedì, parlando di tagli, aveva definito un comportamento "da irresponsabili prestare attenzione ai tanti dottor Stranamore", sottolineando che non esistono "ricette magiche" e che "c'è un tempo per gestire la crisi e un tempo per fare altro". "ORA BISOGNA GESTIRE LA RIPRESA" - Il ministro ha condiviso pienamente "il cambio di passo richiesto dal presidente di Confindustria Marcegaglia: è nelle cose - ha detto - perché abbiamo gestito bene la crisi, ma ora bisogna gestire altrettanto bene la ripresa e credo che il governo sia assolutamente in grado nella sua collegialità di farlo, certamente anche nella Finanziaria". Secondo il ministro, questo non vuol dire "spendere di più, ma qualificare la spesa". Alla domanda se avesse già avuto modo di parlare con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulle tensioni tra lui e Tremonti, Brunetta ha risposto: "Ha cose più importanti da fare". Mentre alla critica del collega Franco Frattini, secondo il quale sarebbe meglio discutere di questi problemi nelle sedi di partito, Brunetta risponde: "Infatti se ne discuterà, oggi stesso, ma del Comitato economico del Pdl non facciamo parte né io, né Frattini". Infine, sempre sui temi dello sviluppo, Brunetta ha osservato, rispondendo a una domanda, che "le banche stanno lavorando, rimettendo a posto i conti. Sarebbe meglio - ha concluso - che insieme curassero anche di più i loro clienti".
25 novembre 2009
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REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.repubblica.it/2009-11-25 Le risorse disponibili "sono quelle dello scudo fiscale pari a circa 4 miliardi", queste interverranno su misure strutturali e sociali Finanziaria: Irap, Irpef e affitti restano fuori dalla manovra "'Alcune misure" - ha spiegato il relatore - non richiederanno fondi, ma altre comporteranno impegni di spesa'' ROMA - Il taglio dell'Irap o dell'Irpef così come la cedolare secca sugli affitti "sono fuori dalla Finanziaria": lo afferma il relatore al provvedimento alla Camera Massimo Corsaro, rispondendo ai cronisti in Transatlantico. "Interverremo su misure di sviluppo, per il welfare e per gli enti locali. Per ora - spiega - preferiamo interventi di struttura a interventi mirati". Per quanto riguarda le misure sull'Irap, l'Irpef e gli affitti però, sottolinea, "non escludiamo che possano essere oggetto di un nuovo dibattito nel 2010". "Lavoreremo intorno ai 4 miliardi", ha detto il capogruppo del PdL alla Camera Fabrizio Cicchitto, replicando ai cronisti che dopo la riunione della Consulta economica del PdL, chiedevano se fosse stata quantificata la cifra delle ulteriori risorse da mettere sul piatto. "Sono quanto previsto dallo scudo fiscale. Abbiamo chiaro - ha spiegato Cicchitto - il quadro e il quantitativo complessivo su cui lavorare e interverremo d'accordo con il ministro del Tesoro". Corsaro ha rilevato che "si sono preferiti interventi più di struttura che mirati", come le misure discusse a Palazzo Madama. "Abbiamo trattato anche i temi del senato" ma, ha aggiunto, "abbiamo deciso di far prevalere questa linea, non escludendo che queste proposte possano essere affrontate nel 2010 "se la situazione dei conti pubblici sarà più rosea, anche tenendo conto dei capitali che saranno rientrati grazie allo scudo". Questo comunque avverrà "finito il percorso della finanziaria". E' infine molto probabile che la Banca del Sud sia proposta come emendamento alla finanziaria. Corsaro ha confermato che domani alle 9 il ministro dell'economia, Giulio Tremonti, sarà in commissione bilancio e che, a seguire, ci sarà una riunione del Pdl con gli altri alleati, Lega e Mpa, per definire una linea condivisa. (25 novembre 2009)
Il ministro della Pubblica Amministrazione obietta al collega dell'Economia "Nel rigore si può fare sviluppo, ci sono riforme che non costano niente" Brunetta attacca di nuovo Tremonti "Io sono un economista, lui no" Ma poi una nota del ministero precisa: "Nessuna polemica, il ministro dell'Economia è un giurista" Critico Frattini: "Polemica legittima, ma nella sede del partito. Non è un bel vedere" Brunetta attacca di nuovo Tremonti "Io sono un economista, lui no" Il ministro della Pubblica Amministrazione Brunetta ROMA - Il ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta torna ad attaccare il collega dell'Economia, Giulio Tremonti. "Io sono più rigorista di Tremonti, ma nel rigore si può fare lo sviluppo: io queste cose le conosco bene perchè io sono un economista, Tremonti non è un economista", ha detto Brunetta, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulle polemiche degli ultimi giorni con il ministro dell'Economia, a margine di una conferenza sui tagli alla burocrazia. L'occasione per l'ennesima critica all'indirizzo di Tremonti è stata la presentazione di una nuova iniziativa per ridurre il peso della burocrazia: "Ci sono molte riforme che non costano, ma fanno risparmiare. Questo è un ministero - ha spiegato Brunetta - che non chiede soldi alla Finanziaria: sono altri gli stranamore". Tuttavia successivamente una nota del ministero della Pubblica Amministrazione corregge il tiro: "Nessun attacco, nessuna polemica. Il ministro Renato Brunetta ha soltanto ricordato che se lui è professore ordinario di politica economica e finanziaria, il ministro Giulio Tremonti è invece professore ordinario di scienza delle finanze e di diritto finanziario. Il primo è quindi un economista, mentre il secondo è un giurista". Nello scambio di battute con i giornalisti, Brunetta afferma di condividere pienamente "il cambio di passo richiesto dal presidente di Confindustria Marcegaglia: è nelle cose, perché abbiamo gestito bene la crisi, ma ora bisogna gestire altrettanto bene la ripresa e credo che il governo sia assolutamente in grado nella sua collegialità di farlo, certamente anche nella finanziaria". Secondo Brunetta, questo non vuol dire "spendere di più, ma qualificare la spesa". Alla domanda se avesse già avuto modo di parlare con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sulle tensioni tra lui e Tremonti, Brunetta ha risposto: "Ha cose più importanti da fare". La polemica tra i due ministri sta creando imbarazzo alla maggioranza, tanto che il ministro degli Esteri Franco Frattini a Uno Mattina ha detto che "quella di Renato Brunetta con Giulio Tremonti è una polemica legittima, che però si doveva fare nella sede del partito e non sui giornali". Dopodiché, ha aggiunto il ministro degli Esteri, "è chiaro che un partito grande come il Pdl debba avere una dialettica interna". "Infatti se ne discuterà, oggi stesso, ma del comitato economico del Pdl non facciamo parte nè io, nè Frattini", ha replicato Brunetta. A metà giornata Frattini ha ribadito le critiche: "Il problema - ha detto - è come evitare esternazioni che potrebbero avere negli organi di partito il luogo migliore per esprimere opinioni. Certo, se un ministro se la prende col titolare dell'Economia all'inizio della discussione sulla Finanziaria, non è un bel vedere". (25 novembre 2009) |
L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.unita.it2009-11-25 Governo: "Il taglio dell'Irap e dell'Irpef e la cedolare sugli affitti sono fuori dalla Finanziaria" Niente tagli alle imposte. Il taglio dell'Irap o dell'Irpef così come la cedolare secca sugli affitti "sono fuori dalla Finanziaria": lo afferma il relatore al provvedimento alla Camera Massimo Corsaro, rispondendo ai cronisti in Transatlantico. "Interverremo su misure di sviluppo, per il welfare e per gli enti locali. Per ora - spiega - preferiamo interventi di struttura a interventi mirati". Per quanto riguarda le misure sull'Irap, l'Irpef e gli affitti però, sottolinea, "non escludiamo che possano essere oggetto di un nuovo dibattito nel 2010". 25 novembre 2009
Fini avverte Tremonti e il governo: non fate maxiemendamenti sulla Finanziaria No del presidente della Camera Gianfranco Fini alla fiducia sul maxiemendamento alla legge finanziaria: "Il presidente della Camera sarebbe in grossa difficoltà se la fiducia non fosse posta su un testo che esce dalla commissione ma su un maxiemendamento del governo", ha affermato presentando un libro nella Sala del Mappamondo alla Camera. Fini ha spiegato che se il governo ponesse la fiducia su un maxiemendamento questo significherebbe "per il parlamento non poter svolgere il suo compito. Non tutte le fiducie hanno lo stesso impatto politico, in questo caso si tratterebbe di una questione di rispetto del governo nei confronti del parlamento". Fini spiega che non considera negativo un ruolo rafforzato dell'esecutivo, "non sono un cultore dell'assemblearismo, ma se si accentua il ruolo dell'esecutivo dobbiamo anche rafforzare il controllo parlamentare e il ruolo del parlamento".
"Non possiamo stare così come siamo adesso, è un lusso che non ci possiamo permettere - ha concluso Fini -. Io non inorridisco davanti alla parola presidenzialismo, una democrazia deve essere rappresentantiva ma anche governante, mi rifiuto di mettere in contrapposizione questi due termini. A un capo dell'esecutivo forte deve corrispondere un Parlamento forte, non si stabilisce un equilibrio se si mortifica il ruolo dell'uno o dell'altro". "Mi aspetto che il presidente della Camera faccia valere queste sue parole": così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, commenta a margine del direttivo di Confindustria, il 'nò di Fini alla fiducia su un nuovo maxi-emendamento del governo. "Fa bene Fini a preoccuparsi, perchè il Parlamento dev'essere messo in condizione di discutere su temi così rilevanti" ha detto Bersani, secondo il quale sulla finanziaria si pone un problema sia sostanziale, sia formale. "Con questa storia che non c'è più la finanziaria, nè l'assalto alla diligenza, non sappiamo più dove si discute la manovra economica. Ci sono solo tabelle, un maxi-emendamento e un voto di fiducia, poi si prosegue con cinque/sette decreti de minimis, sui quali si rimette la fiducia. Ma così il momento in cui si discute cosa fare sul serio non arriva mai. C'è - ha continuato Bersani - un problema sostanziale di politica economica: ai tempi delle finanziarie di assalto alla diligenza, se qualcuno aveva il fisico riusciva anche a fare una manovra da due punti di Pil. Detto questo, c'è anche il problema formale di cui Fini fa bene a preoccuparsi, perchè il Parlamento dev'essere messo in condizione di discutere".
Tremonti? Non è un economista Parola del collega Brunetta Il ministro Tremonti? Non è un economista. Parola di Renato Brunetta, suo collega di governo. "Tremonti ha perfettamente ragione, io sono più rigorista di lui, ma anche nel rigore si può fare sviluppo. Io queste cose le conosco, Tremonti non è un economista". Scintille? Macché. Un comunicato del portavoce di Brunetta spiega: "nessun attacco, nessuna polemica. Il ministro ha soltanto ricordato che se lui è professore ordinario di politica economica e finanziaria, il ministro Tremonti è invece professore ordinario di scienza delle finanze e di diritto finanziario. Il primo è quindi un economista, mentre il secondo è un giurista". Sarà. Ma "le liti tra i Brunetta e Tremonti ricordano una delle più esilaranti commedie italiane interpretate dal grande Sordi, "Il marchese del grillo". Ma, mentre loro disquisiscono di titoli accademici, gli italiani non si divertono per nulla e combattono ogni giorno con le difficoltà economiche, con la disoccupazione, con l'impossibilità di investire", commenta Marina Sereni, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera. Preoccupata per il testo della finanziaria in arrivo a Montecitorio: "Non contiene nulla che possa assicurare rigore e sviluppo". Brunetta, illustrando una nuova iniziativa per ridurre il peso della burocrazia, è tornato sui temi che lo dividono dal titolare dell'Economia: "Ci sono molte riforme che non costano, ma fanno risparmiare. Questo è un ministero - ha aggiunto - che non chiede soldi alla finanziaria: sono altri gli Stranamore". Il ministro ha condiviso pienamente "il cambio di passo richiesto dal presidente di Confindustria Marcegaglia: è nelle cose - ha detto - perchè abbiamo gestito bene la crisi, ma ora bisogna gestire altrettanto bene la ripresa e credo che il governo sia assolutamente in grado nella sua collegialità di farlo, certamente anche nella finanziaria". Secondo il ministro, questo non vuol dire "spendere di più, ma qualificare la spesa". Alla domanda se avesse già avuto modo di parlare con il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sulle tensioni tra lui e Tremonti, Brunetta ha risposto: "ha cose più importanti da fare". Mentre alla critica del collega Franco Frattini, secondo il quale sarebbe meglio discutere di questi problemi nelle sedi di partito, Brunetta risponde: "infatti se ne discuterà, oggi stesso, ma del comitato economico del pdl non facciamo parte nè io, nè Frattini". Infine, sempre sui temi dello sviluppo, Brunetta ha osservato, rispondendo a una domanda, che "le banche stanno lavorando, rimettendo a posto i conti. Sarebbe meglio - ha concluso - che insieme curassero anche di più i loro clienti". 25 novembre 2009 |
il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.ilsole24ore.com2009-11-25 Finanziaria, restano fuori Irap, Irpef e cedolare sugli affitti commenti - | Condividi su: Facebook Twitter|vota su OKNOtizie|Stampa l'articoloInvia l'articolo|DiminuisciIngrandisci 25 novembre 2009 Finanziaria, Fini: "No alla fiducia sul maxi-emendamento" Arriva il Parlamento dei bambini L'Abc della Finanziaria 2010 "Dai nostri archivi" La Camera insiste su affitti e Irpef Finanziaria: alla Camera il Pdl studia modifiche su affitti e Irap La Camera punta sull'Irap Il governo accelera il chiarimento sull'Irap Fondi per l'ambiente in Finanziaria Niente Irap, cedolare sugli affitti e tagli all'Irpef. Sì a interventi per lo sviluppo, welfare ed enti locali. Lo ha detto il relatore della Finanziaria, Massimo Corsaro (Pdl), parlando al termine della consulta economica del Pdl. Alla riunione ha preso parte, fra gli altri, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Interventi su Irpef, Irap e cedolare sugli affitti resteranno, dunque, "fuori dalla Finanziaria". Quattro miliardi sul piatto. Ci sono 4 miliardi di euro sul piatto della Finanziaria. La cifra è emersa nel corso della consulta economica del Pdl, come ha riferito il capogruppo del partito alla Camera, Fabrizio Cicchitto, al termine della riunione. "Lavoreremo intorno ai 4 miliardi", ha detto Cicchitto a chi gli chiedeva quante sono le nuove risorse che saranno messe a disposizione per ulteriori misure nel passaggio della manovra alla Camera. Fondi che arriveranno dallo scudo fiscale. Si tratta, dunque, di una cifra notevolmente inferiore rispetto agli 8-10 miliardi di cui si era parlato nei giorni scorsi. "Abbiamo chiaro il quadro del quantitativo complessivo su cui lavorare - ha detto Cicchitto - e lavoreremo su questo d'accordo col ministro del Tesoro". L'obiettivo è giungere in commissione a un testo condiviso. Il Comitato per la politica economica del Pdl, si legge in una nota, ha analizzato i contenuti della Finanziaria. "C'è stata una discussione ampia, approfondita e costruttiva". I risultati, pienamente condivisi, saranno discussi "domani in un incontro con gli alleati". L'obiettivo ora é quello di definire un testo condiviso che sia approvato già in commissione Bilancio. 25 novembre 2009
Finanziaria, Fini: "No alla fiducia sul maxi-emendamento" 25 novembre 2009 Gianfranco Fini (Ansa) Arriva il Parlamento dei bambini L'Abc della Finanziaria 2010 "Dai nostri archivi" Manovra, il Governo ha posto la fiducia Finanziaria, Fini: "Governo deprecabile se porrà la fiducia" Fiducia. le perplessità di Fini, la risposta del Cavaliere Arriva il Parlamento dei bambini Fini: "Il processo breve non è la riforma della giustiza" "Il presidente della Camera sarebbe in grossa difficoltà se la fiducia fosse chiesta non sul testo che esce dalla Commissione, ma su di un maxi-emendamento che venisse proposto dal governo". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, facendo riferimento al prossimo esame della Finanziaria a Montecitorio. "Non tutte le fiducie - ha detto Fini - hanno lo stesso impatto politico". La terza carica dello Stato ha voluto sottolineare che "un conto é mettere la fiducia su un testo uscito da una commissione, un conto é se viene messa su un testo che esce dal Consiglio dei ministri o dall'altra ramo del Parlamento". Il problema, aggiunge, "non é da un punto di vista della legittimità della richiesta del voto di fiducia, ma da un punto di vista politico e del rapporto tra parlamento e governo". Per Fini "centralità del Parlamento significa consentire alle commissioni i tempi per l'esame di merito degli emendamenti". Essenziale "che la commissione termini con la produzione di un testo". E ancora, il "voto di fiducia venisse messo non sul quel testo, ma su un maxi emendamento del governo, esautorerebbe il lavoro del Parlamento". 25 novembre 2009
Brunetta: "Io sono un economista, Tremonti no" 25 novembre 2009 Giulio Tremonti e Renato Brunetta (Lapresse) VISTI DA LONTANO Eurozona, saranno i consumatori tedeschi a impedire default Italia? di Elysa Fazzino Brunetta attacca Tremonti. Ma il Premier lo sostiene "Dai nostri archivi" Brunetta attacca Tremonti Ma il Premier lo sostiene Brunetta: Irap ridotta dal 2010, si può eliminare in quattro anni Sud e ambiente: lite in Consiglio Pensioni: due strade per la parità uomo-donna Tremonti: "La Robin tax evita tagli alla spesa sociale" "Io sono più rigorista di Tremonti, ma nel rigore si può fare lo sviluppo: io queste cose le conosco bene perché io sono un economista, Tremonti non è un economista". Così il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta, torna a polemizzare col collega dell'Economia. Brunetta ha preannunciato che "sarà bene discutere già nel Consiglio dei ministri di venerdì" del "cambio di passo" verso lo sviluppo richiesto anche dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. "Nessun attacco, nessuna polemica" con Tremonti, precisa con una nota Vittorio Pezzuto, portavoce del ministro per la Pubblica Amministrazione. Il ministro Renato Brunetta, si legge nel comunicato, "ha soltanto ricordato che se lui é professore ordinario di politica economica e finanziaria, il ministro Giulio Tremonti é invece professore ordinario di scienza delle finanze e di diritto finanziario. Il primo é quindi un economista, mentre il secondo é un giurista". Immediati i commenti dell'opposizione. "Le liti tra i ministri Brunetta e Tremonti - ha commentato Marina Sereni, vicepresidente del gruppo Pd alla Camera - ricordano una delle più esilaranti commedie italiane interpretate dal grande Sordi, "Il marchese del Grillo". Ma, mentre loro disquisiscono di titoli accademici, gli italiani non si divertono per nulla e combattono ogni giorno con le difficoltà economiche, con la disoccupazione, con l'impossibilità di investire". 25 novembre 2009
Consumi in caduta, prezzi no. "Urgono saldi liberalizzati" di Fabio Pammolli e Nicola C. Salerno* 25 novembre 2009 Per l'Isae la fiducia cresce. Consumatori: dati inverosimili Isfol: aumenta il divario Nord-Sud (di Claudio Tucci) "Dai nostri archivi" Vendite in calo per cibo e abbigliamento: crollano i piccoli negozi Per l'Isae la fiducia cresce. Consumatori: dati inverosimili Parlano i professionisti Un controllo impossibile Alta tensione sulle rinnovabili: imprese contro la Finanziaria Per gli operatori dell'immobiliare il peggio è passato
Le vendite del commercio fisso al dettaglio calano, tra agosto e settembre, dello 0,2% per gli alimentari e dello 0,1% per i non alimentari. Se si confronta settembre 2007 (pre crisi) con settembre 2009, l'indice destagionalizzato delle vendite si è ridotto per oltre il -2,9% (-1,35% gli alimentari, -3,61% i non alimentari). Se, invece, si confronta il dato medio dei primi nove mesi del 2008 con l'equivalente periodo del 2009, emerge una contrazione di oltre il -2% (-1,7% gli alimentari, addirittura -2,2% i non alimentari). Medesime variazioni possono essere calcolate per l'indice dei prezzi. Se si considera l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, e si confronta la media dei primi nove mesi del 2008 con l'equivalente periodo del 2009, ne risulta un aumento di oltre il +0,8 per cento. Se si considera, invece, l'indice dei prezzi armonizzato europeo, l'aumento diviene di poco meno di +0,8 per cento. Se il confronto venisse fatto sul 2007 (il pre crisi), la variazione dei due indici dei prezzi sarebbe più consistente. In termini reali, tra i primi nove mesi del 2008 e i primi nove del 2009, le vendite hanno subito una flessione per quasi il 3%. E dietro questo numero si nasconde la contrazione dei consumi delle famiglie che, 2009 su 2008, ha riguardato gli alimentari in proporzione non molto diversa dai non alimentari (dopo un 2007 in cui i consumi di alimentari avevano tenuto). Se il fatturato e gli ordinativi industria di settembre hanno fatto registrare timidi segnali di recupero, sul fronte delle vendite al dettaglio - che rappresentano la fase finale della filiera di produzione/distribuzione/consumo - i dati Istat descrivono una situazione ancora molto difficile, soprattutto se si considera che stiamo osservando contrazioni che si innestano su una caduta in atto almeno dalla fine del 2007. In questa fase di ciclo l'anomalia che balza agli occhi è quella dei prezzi al consumo, che hanno continuato indisturbati la loro crescita. Anche mentre i prezzi alla produzione subivano correzioni significative. Anche mentre il potere di acquisto delle famiglie si indeboliva. Aanche mentre gli effetti della crisi si abbattevano sul mercato del lavoro. Anche mentre le stesse vendite al dettaglio cedevano terreno. È una anomalia che, in queste proporzioni, appartiene solo all'Italia, a confronto sia con i partner Ue che con gli Stati Uniti. Bisognerebbe attivarsi subito per liberalizzare i saldi di stagione, senza nessun vincolo di timing e di proporzioni degli sconti. Sarebbe un intervento anticiclico praticabile per decreto legge e poi inseribile a fine anno in Finanziaria. Più concorrenza tra i commercianti concorrerebbe a ridurre i prezzi, con stimolo sia per la domanda delle famiglie che per la produzione. Una boccata d'ossigeno a costo zero per l'Erario (anzi a costo negativo, se si considera il gettito Iva), che giungerebbe proprio quando la produzione sta tentando di risalire la china, e le famiglie aspettano sostegni che difficilmente potranno passare per una detassazione delle tredicesime troppo costosa, in questo frangente, per le finanze pubbliche (non darebbe, oltretutto, la stessa garanzia di incidere sul circuito consumi/produzione/redditi/consumi). Affinché la liberalizzazione dei saldi possa generare effetti significativi, è necessario compiere questo passo il prima possibile, eliminando una categoria, quella dei "saldi stagionali concertati e coordinati", che appare antistorica soprattutto nelle condizioni di difficoltà in cui si muove l'economia e la società. (*direttore e senior economist del Cerm, www.cermlab.it) 25 novembre 2009
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